XTRA – Il Codice di Dea
Lorena D’Ercole è un’artista contemporanea che ha creato una nuova dimensione nel rapporto tra l’opera d’arte e il suo possessore, inventando il quadro codificato. Ci racconta come è nata la sua idea e come la mette in pratica, seguendo sempre il suo cuore, la sua anima e l’energia che si manifesta nelle sue pennellate.
Hai esordito come artista in tempi relativamente recenti.
Tutto è nato a Bali, in Indonesia, quando ero in un periodo di svolta nella mia vita, nella fase in cui sentivo il forte bisogno di trasformare il bagaglio che ho accumulato nel mio percorso, anche sofferto, in qualcosa che mi aiutasse a realizzarmi, senza dipendere più da nessuno. Grazie a un’amica, anzi, una sorella spirituale, ho preso il pennello in mano. Da lì si sono curate tante ferite interiori, ma si sono aperti tanti canali fino a quel momento inesplorati.
Cosa rappresenta per te dipingere?
In superficie potremmo parlare di emozioni, in profondità ogni quadro è una parte di me. Non ho figli, ma ogni volta quando finisco un quadro sento di dare vita a qualcosa, in un certo senso generare, far nascere qualcosa che superi la mia idea iniziale. È un rapporto non condizionato, come potrebbe essere l’amore verso un membrodi famiglia; in questo senso, non mi faccio guidare dalla testa, tant’è vero che mentre dipingo a volte mi devo fermare per capire che cosa ho realizzato.
Quindi è il demone?
Sì, sento un’energia più grande di me, fino a farmi bruciare i polpastrelli. E perdo due-tre chili mentre dipingo un quadro. In questo mi ritrovo nei pensieri di André Gide che suggeriva la divina natura dell’ispirazione che fa dell’artista un semplice tramite fra l’opera e quel demone celeste. La tela è finita quando la sento finita. E quando è finita, non cambierei neanche un puntino sulla i, come nulla si può aggiungere a un albero o un fiore, così vale per un’opera d’arte che sento mia. Ribadisco, è un percorso del tutto irrazionale. A questo però si aggiunge una componente che trovo indispensabile, ovvero il potere energetico che acquisiscono le mie opere. Lo sappiamo che l’arte fin dalla sua nascita è destinata a suscitare emozioni; la mia, tuttavia, si avvicina alle icone, quindi una finestra di spiritualità che dà forza. Proprio da questo nasce l’idea dei quadri codificati, perché ho deciso di governare questa energia.
Cosa significa per te quadro codificato? Di quali codici ti servi?
La tela, prima che venga dipinta, ha già un’anima. Ma non ha forza. La mia idea di codificare un quadro nasce dal desiderio di guidare l’energia che trasmette e che acquisisce nella direzione desiderata. Ciò che io chiamo ‘codice’ si manifesta nelle parole chiave che io scrivo sulla tela prima di cominciare a dipingere. Visto che spesso e volentieri lavoro su commissione, come era consueto anche per i grandi maestri del passato, elaboro un codice personalizzato da inserire in dialettica con la sensibilità del futuro possessore. L’arte, soprattutto l’arte contemporanea, ha un valore economico e si misura attraverso quello. La mia idea di personalizzazione dell’opera attraverso il codice aumenta invece il valore emotivo, di connessione tra il committente e l’opera. Lavoro però non solo direttamente con il cliente finale, come, per esempio, nel caso di un importante marchio legato alla moda che mi ha commissionato la creazione di un quadro aziendale codificato, ma anche con quelli che vogliono regalare i miei quadri agli amici e ai membri della famiglia, con il miglior auspicio.